Il 14 ottobre 2018 Papa Francesco ha proclamato santo Paolo VI (cardinale Giovanni Battista Montini) e dall’archivio del Premio Parete è riemerso un documento di straordinario valore storico: una sua comunicazione, datata 1945, sulle condizioni di salute di Ermando Parete, sopravvissuto del campo di sterminio nazista di Dachau. «Parete Ermando – campo Dachau – buone condizioni – invia saluti – Montini». Questo il testo del telegramma proveniente dal Vaticano e inviato dal cardinale Montini, poi divenuto Papa Paolo VI, alla famiglia di Ermando Parete in Abruzzo, ad Abbateggio (Pescara). Un breve messaggio, fin troppo ottimistico in alcuni passaggi, però ricco di gioia e speranza. È il 28 maggio del 1945. La Settima armata americana entra a Dachau esattamente 30 giorni prima, aprendo i cancelli del primo campo di sterminio nazista costruito nel marzo del ’33 per volere di Heinrich Himmler, comandante del Terzo reich e architetto del genocidio. Quel che si presenta agli occhi dei soldati è uno scenario apocalittico: cadaveri ovunque, i camini dei forni crematori ancora fumanti, i superstiti trasformati in scheletri e presi da un senso di spaesamento. «Montini – ricordava nelle sue numerose testimonianze Ermando Parete – ci disse che per noi italiani non c’era immediata possibilità di rimpatrio e che dovevamo attendere lì». Per oltre un mese i reclusi del campo rimangono così in un limbo, aspettando il ritorno a una vita normale. «Eravamo liberi di fatto, ma ancora prigionieri». Il conforto e la vicinanza del cardinale, giunto in qualità di responsabile dell’organizzazione che portava soccorso e sollievo ai rifugiati politici, risultarono però fondamentali in un momento storico e umano tanto delicato.